Dopo Clint Eastwood, un altro eroe del grande schermo raggiunge la soglia dei 90 anni.
Ritiratosi dalle scene ormai da anni, è comunque innegabile che l'appeal di Sean Connery è tuttora intatto. La riconoscibilità dell'attore, che oggi compie 90 anni, è ancora forte anche nelle nuove generazioni di pubblico che, come lui stesso ha sempre desiderato, non lo identifica esclusivamente con il ruolo che lo ha portato alla celebrità, ovvero l'agente 007 James Bond. Potendo infatti attingere da una filmografia di oltre 70 titoli, diretto da registi quali Hitchcock, Spielberg, De Palma, Lumet, probabilmente ogni vecchio e nuovo appassionato di cinema ha il “suo” Sean Connery preferito.
Quindi, come per Clint Eastwood qualche mese fa, troppo banale e facile sarebbe ricordarlo chiamando in causa James Bond, Indiana Jones, Il Nome della Rosa, Gli Intoccabili (grazie al quale vinse l'Oscar), o Caccia a Ottobre Rosso. E nemmeno vogliamo fare gli alternativi ad ogni costo riesumando la sequela di brutte pellicole che ha purtroppo inanellato a fine carriera.
Cinque film da (ri)scoprire
Come quasi sempre in questi casi, la nostra attenzione si è così diretta verso le “classiche” riscoperte, concentrandoci (col senno di poi e quasi casualmente) verso le prove d'attore legate agli anni '70, forse il più vario - e migliore -, periodo post-007.
I cospiratori (The Molly Maguires - 1970)
Alla ricerca di nuovi ruoli che facciano dimenticare la licenza di uccidere appena dietro l'angolo, Sean Connery – dopo la bella prova ne La Collina del Disonore di Sidney Lumet - , si mette nei panni di un personaggio che sembra scritto appositamente per lui. Nel film di Martin Ritt, infatti, è un sindacalista/estremista irlandese alla guida di una società clandestina di minatori dedita al sabotaggio come arma di lotta di classe. Alla “setta” si unisce, ovviamente da infiltrato, un detective dell'agenzia Pinkerton (Richard Harris), con il quale nasce, inaspettatamente, una forte amicizia.
Che la svolta però non tragga in inganno: I cospiratori è politicamente e socialmente forte, visivamente crudo, e le riflessioni sulla delazione e sulla violenza sono, come per buona parte del miglior cinema anni '70, incredibilmente moderne e attuali.
Zardoz (Id. - 1974)
Dopo altre due pellicole dirette da Sidney Lumet (Rapina record a New York e Riflessi in uno specchio scuro), inframezzate dal (provvisorio) addio a James Bond con Una cascata di diamanti, inaspettatamente Connery approda alla fantascienza, e lo fa con uno dei film più affascinanti e sconclusionati del genere. Diventato cult proprio per la mancanza di equilibrio fra invenzioni visive mirabolanti, simbolismo spinto e trama confusa, Zardoz di John Boorman riesce a superare il kitch e diventa un esempio di come la fantascienza degli anni'70 ambisse a raccontare altro che non fosse l'ennesima invasione aliena.
E poi, come dimenticare Sean Connery nelle poche vesti (imbarazzanti, senza dubbio) di rivoluzionario galattico alla ricerca della verità?
Robin e Marian (Robin and Marian – 1976)
Lasciatosi alle spalle due “filmoni” quali Il vento e il leone di John Milius e L'uomo che volle farsi re di John Huston, dal romanzo omonimo di Rudyard Kipling, Connery torna al cinema con una versione tenera e struggente del personaggio di Robin Hood. Nel bel film di Richard Lester, il fuorilegge è un invecchiato (e immaturo) idealista che torna a Sherwood dopo vent'anni, ritrovando nuovamente lo sceriffo di Nottingham impegnato a tormentare il popolo, ma soprattutto ritrovando l'amata Lady Marian (Audrey Hepburn) ormai fattasi monaca.
La pellicola Robin e Maria rilegge l'epica di Robin Hood dando spazio - e meritata importanza -, alla storia d'amore mai portata a compimento con Marian, e Connery dona al personaggio che “rubava ai ricchi per dare ai poveri” quella umanità e quella mortalità che il mito gli ha sempre negato.
1855 – La prima grande rapina al treno (The First Great Train Robbery - 1978)
Fra la cinquina di titoli scelti, il film di Michael Crichton (tratto dal suo romanzo omonimo), è forse l'anello più debole. Ma come non voler bene a Sean Connery e Donald Sutherland impegnati, nella Londra vittoriana, ad architettare l'omonima prima grande rapina al treno? Divertissement senza particolari pretese se non quelle dell'intrattenimento puro, La prima grande rapina al treno riesce perfettamente nel suo intento, grazie alla perfetta alchimia dei due attori principali che riescono a trasmettere il loro divertimento anche al pubblico.
Atmosfera Zero (Outland – 1981)
Seconda incursione nella fantascienza dopo Zardoz (escludendo il pasticcio catastrofico Meteor, precursore poco conosciuto di Armageddon), il film di Peter Hyams rende un buon servizio a Sean Connery, portandolo verso il cinema anni '80 con le radici però saldamente ancorate nel passato. E' infatti il classico Mezzogiorno di fuoco il riferimento più o meno velato di Atmosfera Zero, nel quale Connery è un commissario che indaga su alcune strane morti che avvengono in una stazione mineraria sita su una delle lune di Giove. Emulo di Gary Cooper, scoperta la verità si troverà da solo ad affrontare una cospirazione più grande di lui.
Un po' western, un po' fantascienza distopica figlia degli anni '70, Atmosfera Zero simbolicamente chiude il periodo probabilmente migliore nella filmografia di Connery, sicuramente il migliore in fatto di scelte spesso in controtendenza.
Oggi, a 90 anni suonati, fra capolavori e grandi o piccoli film riusciti e no, l'agente Sean Connery può tranquillamente riposare sapendo che la missione più importante, quella di non essere ricordato esclusivamente come James Bond, può dirsi riuscita.